10 buoni motivi per creare un blog con WordPress
/Tanto per essere subito chiari: sto parlando di self-hosting. Che significa self-hosting? Significa che prima di tutto vai da un fornitore di spazio internet. Funziona come Dropbox, più o meno, solo che invece di depositarci tutti i documenti che ti vengono in mente, ci metterai i file del tuo sito web e basta. Register, Aruba, Tophost. Scegli tu l’hosting provider. E, mentre acquisti lo spazio, registra anche il nome dell’indirizzo del tuo sito: ilmioblog.it o quello che preferisci (e qualcuno non abbia già registrato precedendoti, beato lui). Tutta l’operazione per creare un blog con WordPress ti costa qualche decina di euro all’anno. Ne vale la pena, centesimo su centesimo.
Poi, vai su WordPress.org e scarichi il software del blog. È open source. Ed è gratis. Dopo il download, fai l’upload sul tuo spazio, via FTP (niente paura, funziona sempre come Dropbox, più o meno) e lo installi. Dopo 5 minuti, ecco, hai il tuo blog su WordPress, self-hosted. Dici: ma non facevo prima a registrami su WordPress.com, che è gratis pure lui e neanche mi fa pagare lo spazio. Oppure farmi un Tumblr. O rendere pubbliche le mie note su Facebook. O, tanto, io faccio solo foto e mi basta Instagram. Tutto senza sborsare un euro.
Perché creare un blog con WordPress in 10 punti
Certo, come no, ma creare un blog con WordPress in self-hosting ti costa solo qualche soldo e minuto aggiuntivo. Dopo, cambia tutto, in meglio, per almeno 10 buone ragioni:
- il blog è tuo, sul serio, perché i file di WordPress che hai scaricato, il codice che è scritto dentro quei file e il database che hai creato per far funzionare il sito appartengono a te e a nessun altro. Non sono di Automattic o di Facebook, che in cambio della gratuità ti impongono un contratto che è la seconda buona ragione per cui conviene avere un sito WordPress self-hosted, e cioè
- nessun termine di servizio. Quando registri un blog su WordPress.com, per esempio, accetti che Automattic possa «rifiutare o rimuovere qualsiasi contenuto che, nella ragionevole opinione di Automattic, viola qualsiasi politica di Automattic o è in altro modo dannoso o sgradevole [...] a sola discrezione di Automattic». Decidono loro. Così come decidono, grazie a una licenza non esclusiva che tu concedi, di riprodurre, modificare, adattare e pubblicare i tuoi contenuti. Sul tuo blog, i termini di servizio li decidi soltanto tu (e le leggi italiane anche, ricordalo comunque), così come decidi
- i plugin. Ovvero, sei libero di scegliere come aggiungere funzionalità al tuo blog, cercando quelli che tra i quasi quarantamila plugin prodotti da una delle comunità di sviluppo più attive al mondo si adattano meglio al tuo progetto e alla tua visione di blog. Un modulo di contatto? Una galleria fotografica? Un calendario eventi? E dopo avere messo a punto il motore, puoi pensare di personalizzare l’aspetto, selezionando uno dei
- duemila temi grafici a disposizione. Lo preferisci a una o due colonne? La seconda colonna, a destra? Giallo o blu? Con una grande immagine sulla testata? Con lo stile di un fotoblog? Oppure, meglio ancora, puoi creare da solo il tuo tema, magari partendo da un framework come Foundation e allora il tuo sito non sarà in nessun caso uguale a quello di un altro. E alla fine del lavoro, come premio, otterrai
- una bella scarica di dopamina autoprodotta, molto più soddisfacente (e meno tossica) di quelle generate dai like che mai otterrai da amici e follower sui social. Ti sentirai come al termine del montaggio di Billy: un falegname felice, che ha creato
- una propria libreria permanente dove archiviare e condividere note, appunti, libri, dischi, fotografie che raccontano meglio di qualsiasi altra traccia sparsa tra un social network e un altro chi sei, che cosa fai, quali sono le tue idee e come ti senti di esprimerle (ammesso che tu voglia farlo, ma se siamo qui a parlare di blog, è presumibile che tu voglia). E se vuoi far sentire la tua voce, ed essere raggiungibile, sul tuo blog puoi occuparti della
- ottimizzazione per i motori di ricerca, quella che in gergo si chiama SEO e in pratica si risolve nel comparire nella prima pagina dei risultati di Google. E, a proposito di Google, puoi anche analizzare le visite con
- Google Analytics, lo strumento più potente di analisi dati per i siti web. Così, Garante della Privacy permettendo, capirai chi sono i tuoi visitatori, da dove arrivano, per quanto tempo restano sul sito, quali sono i post che apprezzano di più. Tutti dati che ti serviranno ad affinare la content strategy del blog e renderlo migliore. Perché non dimenticare che non hai gabbie che imprigionano la tua
- creatività. Mettendo insieme i punti dal 3 all’8, ti rendi conto che un sito personale è una bicicletta per la mente, il vero, nuovo mezzo di comunicazione di una personalità digitale che non si limita vivere dentro il mainstream, ma cerca un flusso che, se pure si muova dentro le logiche dei new media, sia per quanto possibile autonomo e indipendente. Il che ci riporta al punto 1, che vale doppio. Ricorda:
- il blog è tuo.
Paolo Sordi
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