Social Media Analysis e strategie: cosa è cambiato?

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Social Media Monitoring: Dalle conversazioni alla strategia è uscito ormai più di un anno fa. Prima del grande boom di Snapchat nel nostro paese, prima di Facebook Live e delle Instagram Stories, prima delle voci sulla vendita di Twitter. Cosa è cambiato da allora nel mondo della social media analysis? In un certo senso niente ma la verità è che è cambiato tutto, perché innanzitutto è cambiato il modo in cui viene percepito il mestiere dell’analista: prima si trattava di un’attività considerata secondaria, qualcosa che si poteva fare o non fare o addirittura fare soltanto una volta al mese o, peggio, ogni sei mesi. Adesso non è più così.

Il social media analyst è ora una delle professionalità più richieste (e ancora rare sul mercato) e mentre si formano nuove leve, le piattaforma di analisi si muovono invece meno rapidamente. Più che a un aumento, infatti, delle piattaforme di monitoring abbiamo assistito a una selezione, frutto di diverse acquisizioni ma anche della possibilità offerta dai social di disporre di analytics interni, come nel caso di Instagram for Business.

In alcuni casi son ostate riviste anche le metriche già in uso: ha quasi fatto storia le retromarcia di Facebook, resa nota a metà settembre, sull’errore di calcolo delle visualizzazioni dei video negli ultimi due anni; in sintesi, non veniva tenuto conto delle visualizzazioni di durata inferiore ai tre secondi, da adesso invece anche quei video concorrono al calcolo della metrica relativa al tempo medio di visione. Una bella differenza in fase di valutazione degli investimenti.

Soprattutto in quest’ultimo anno è cambiata la percezione che i brand hanno degli analytics. Prova a fare un colloquio di lavoro, a parlare con consulenti, con chi si occupa di social media e ti renderai conto di quanto certe competenze siano richieste, perché in un mondo rapido e in costante evoluzione i dati possono fungere da bussola orientando le decisioni in modo efficace.

Ma c’è stato anche un altro cambiamento importante in quest’ultimo anno: le piattaforme di messaging hanno registrato un’ascesa straordinaria, ciò significa che le comunicazioni con i brand si sono fatte private ed è una differenza non da poco quando ad esempio si approntano attività di benchmarking o si studiano le strategie di social CRM dei competitor.

E a proposito di strategie, il video è il re: Twitter ha cominciato a trasmettere eventi sportivi, Facebook ha lanciato Live, Snapchat ha consacrato l’importanza dell’effimero e Instagram stories ne ha raccolto, in un certo senso, il testimone. La strategia di creazione di contenuti si fa più complessa, mentre le vanity metrics cominciano ad assumere (finalmente!) minore rilevanza. Conta il contenuto che consumo qui e ora, con cui interagisco nel tempo reale e che devo massimizzare.

Il social media monitoring più e prima forse di altri ambiti richiede modi e metriche nuove: la sfida da cogliere è nella capacità di trasformarli in azioni, in un momento in cui più che mai i contenuti prima che i meri numeri la fanno, finalmente, da padrone. Sei d’accordo?

Emanuela Zaccone

Sito personale : Emanuela Zaccone
Digital Entrepreneur, Co-founder e Social Media Strategist di TOK.tv. Ha esperienza come consulente e docente in ambito Social Media Analysis e Strategy per grandi aziende, startup e università. Scrive regolarmente su Wired, Nòva de Il Sole 24 Ore e Digitalic.

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