Come lanciare una startup con le digital pr
/Quella sensazione di avere finalmente tra le mani la tua creatura imprenditoriale, forse un po’ acerba, forse un po’ inesperta, ma comunque pronta. Pronta per dire al mercato “Ciao, da oggi ci sono anche io”, con un bagaglio che fatica a contenere ambizioni e pressioni.
Arriva il momento di pensare al lancio della tua startup e tra le azioni previste c’è anche l’attività di Digital PR. Da dove si inizia? Come si può impostare una strategia di Digital PR per una startup?
Un’attività di Digital PR ha lo scopo di creare una serie di azioni che hanno lo scopo di aiutare un’azienda a intercettare in modo efficace il proprio pubblico, aumentando la percezione, l’autorevolezza, la credibilità del brand, in modo da esprimere al meglio i propri valori e la propria visione.
Le digital pr, quindi, vengono utilizzate per generare e sviluppare delle relazioni di valore, che porteranno di conseguenza dei benefici anche all’azienda. E lo sviluppo di queste relazioni può avvenire mediante l’impiego di differenti attività svolte attraverso innumerevoli canali: dai social, al blog aziendale, ai media, al coinvolgimento di blogger e influencer di un settore specifico, agli eventi. Tutto dipende dagli obiettivi dell’impresa.
Con questo articolo vedremo insieme un metodo per progettare una strategia di Digital PR per il lancio di una startup, che comprende la progettazione di diverse fasi:
1) Analisi dei competitor e della loro strategia di lancio
2) Redazione piano e scelta dei contenuti da produrre
3) Produzione contenuti
4) Selezione dei media e dei giornalisti, di blogger e influecer e diffusione della comunicazione
5) Monitoraggio
Vediamole nel dettaglio:
Analisi dei competitor e della loro strategia di lancio
Prima di iniziare a impostare il piano dobbiamo fare una fotografia del contesto, delle azioni che sono state attivate dai nostri competitor nel momento in cui hanno presentato al mercato il loro progetto.
Quali media hanno intercettato maggiormente (blog, testate giornalistiche, radio, ecc)? Con quale metodo (ad esempio, descrivono nel dettaglio la loro startup, parlano di un eventuale finanziamento importante che hanno ricevuto o si sono concentrati sulla storia dell’imprenditore?) Come hanno risposto gli utenti? Che tipologia di contenuti hanno sviluppato (video, testo, audio)?
Per fare questo possiamo utilizzare differenti strumenti di monitoraggio come SEOzoom o SEMrush (anche per analizzare la presenza di backlink), oppure effettuare delle ricerche su Google e prendere in considerazione anche l’analisi dei canali social (per Facebook, ad esempio, si può usare Fanpage Karma).
Rispondere a queste domande ci aiuterà a delineare i confini del panorama che si trova di fronte a noi. Analizzandolo capiremo quali attività sono state migliori rispetto ad altre.
Redazione piano e scelta dei contenuti da produrre
Una volta definiti gli obiettivi (in questo caso, presentare al mercato il nostro progetto), dopo aver analizzato il contesto e le azioni dei nostri competitor, possiamo iniziare a progettare il nostro piano di Digital PR, scegliendo quali attività intraprendere, con quali tempistiche e attraverso quali contenuti, e impostando i KPI.
Ci limiteremo a produrre e diffondere un comunicato stampa o organizzeremo anche incontri con i media? Coinvolgeremo blogger di settore e influencer per attività particolari o entreremo in contatto solo con i giornalisti? Come imposteremo la strategia social, quali contenuti veicoleremo, come integreremo la parte di advertising?
Prenderemo in considerazione anche la produzione di un video-comunicato?
Ci sono delle date che dobbiamo rispettare? (è utile verificare questo aspetto soprattutto nel caso della presenza di un finanziamento, perché può accadere che per questioni “burocratiche” alcuni investitori vogliano attendere una determinata data prima di dare una comunicazione).
Le domande che ci poniamo e le relative risposte servono per tracciare dei limiti all’interno dei quali operare e decidere. Ogni risposta dipende dal settore in cui si opera, dalle risorse a disposizione e dal budget che abbiamo deciso di allocare.
Ad esempio, se la nostra startup opera in un settore come quello sportivo o nell’ambito turistico, forse può avere senso, in un’ampia strategia PR, pensare anche all’organizzazione di attività offline, che coinvolgano direttamente i media, trasportando poi l’esperienza online.
Immaginiamo le azioni di Digital PR come una grande orchestra, composta da più strumenti, alcuni con la necessità di essere protagonisti, altri che possono inserirsi solo in alcuni contesti, che devono collaborare e sincronizzarsi per poter esprimere al meglio una sinfonia. Non sempre tutti gli strumenti sono necessari e armonici in un concerto e anche nelle PR non sempre tutte le attività e i contenuti che abbiamo a disposizione sono fondamentali e si inseriscono perfettamente. Fare un piano di Digital PR significa scegliere quali azioni digitali e non intraprendere per comunicare nel modo migliore il nostro progetto, la missione della nostra startup, ai media e agli utenti finali.
Produzione contenuti
Ora che abbiamo davanti agli occhi il piano di Digital PR, possiamo pensare alla produzione di contenuti.
Uno dei contenuti principali che vengono sviluppati all’interno di una strategia PR è il comunicato stampa. C’è chi dirà “il comunicato stampa è morto”, ma forse sarebbe meglio dire che ad essere morto non è il comunicato stampa inteso come “prodotto”, ma un modo di scrivere e di impostare una determinata comunicazione.
Ad esempio, oggi pensare di utilizzare il “burocratese” in un comunicato che parla del lancio di un progetto innovativo indirizzato magari a un pubblico molto giovane potrebbe essere una scelta non ottimale, come pensare di organizzare una conferenza stampa “ingessata”. Contenuti, modo di comunicare, media e target di riferimento devono essere totalmente allineati per poter creare un flusso che abbia senso.
Oggi, però, il solo comunicato può non essere sufficiente. Non è raro, infatti, che i media richiedano anche del materiale di supporto di qualità, come un video di presentazione. E a volte, però, accade che questi contenuti debbano essere prodotti “in casa” (perché non sempre una testata giornalistica è disposta a inviare un proprio giornalista sul posto per realizzare una video-intervista con il fondatore della startup, ad esempio).
Oltre ai contenuti testuali e a un kit con diverse foto (in alta risoluzione), non è una cattiva idea produrre anche uno o più video.
Selezione dei media e dei giornalisti, di blogger e influencer e diffusione della comunicazione
Per arrivare a un determinato target di utenti, quali media autorevoli dobbiamo intercettare? Questa è la domanda fondamentale per iniziare a ricercare e selezionare giornalisti, blogger e influencer in linea con la nostra comunicazione.
Ovviamente i parametri per la ricerca e selezione di testate giornalistiche o di blog (o canali Youtube, ad esempio) sono differenti: nel caso di testate giornalistiche andremo a contattare giornalisti che parlano, ad esempio, di tecnologia, startup, imprenditoria, innovazione inviandogli la nostra comunicazione e i contenuti prodotti (foto, video, ecc), mentre nel caso di blogger e influencer le dinamiche sono diverse. Blogger e influencer sono proprietari di un media e ognuno di loro è – giustamente – libero di decidere come gestire il proprio spazio (che può essere un blog, o un canale Youtube, ad esempio) e può capitare che vi richiedano un compenso per poter parlare del vostro prodotto all’interno del loro canale o del loro blog.
Non è la regola, certo, ci sono blogger che richiedono semplicemente di poter testare il prodotto o la piattaforma, come può richiedervi un giornalista, ma altre volte è necessario impostare dinamiche diverse. In quest’ultimo caso dovremmo avere del budget a disposizione per poter intraprendere certe attività.
Prima di parlare della diffusione è fondamentale fare una premessa che riguarda il metodo di contatto. Prima di inviare una mail a un giornalista assicuratevi che tratti davvero l’argomento di cui voi parlate e cercate di prendere contatti prima di diffondere i vostri comunicati. Chiedetegli se può interessargli ricevere una comunicazione riguardo una nuova startup e aspettate la sua risposta (capiterà di non ricevere risposta, ma nel caso in cui dovesse arrivare e dovesse essere affermativa, sarà un contatto molto positivo perché si saranno instaurate le basi per la costruzione di una relazione professionale).
Una volta selezionati gli interlocutori ideali (e ricercati i singoli contatti, se non abbiamo già un database costruito nel tempo), una volta realizzato un documento Excel organizzato, è necessario fare un piano di diffusione: come procedere all’invio delle comunicazione? Come contatto quel blogger?
La mail personalizzata, inviata singolarmente, è lo strumento migliore (non dimenticate di usare anche Streak – con Gmail – per monitorare l’apertura delle mail), anche se più dispendioso in termini di tempo.
Non inserire i giornalisti in una mailing list, ma contattarli personalmente, è un ottimo metodo, anche per avanzare richieste personalizzate (se sappiamo ad esempio che un giornalista è particolarmente interessato ai dati e all’aspetto numerico, potremmo fargli presente che possiamo fornirgli dei dati precisi se ci comunica ciò di cui ha bisogno).
Non tutti i giornalisti vi risponderanno (ricevono centinaia di mail ogni giorno) e se vogliamo fare un follow up è meglio aspettare qualche giorno, altrimenti rischieremmo di ottenere l’effetto contrario.
Monitoraggio
L’ultima fase è essenziale, perché se manca si perde anche tutto il lavoro fatto (o meglio, non si riescono ad ottimizzare le azioni future).
KPI alla mano, andremo a fare un’analisi precisa, raccogliendo e misurando i risultati ottenuti.
Ecco alcuni degli strumenti di monitoraggio che possiamo utilizzare per tenere traccia di tutte le pubblicazioni, le menzioni e le citazioni ottenute:
Google Analytics
Google Alert
BuzzSumo
Hootsuite
SemRush
SEOZoom
SocialBackers
Fanpage Karma
Non dimentichiamo che come ogni attività online, anche le Digital PR funzionano nel migliore dei modi se vengono mantenute e alimentate costantemente. Le modalità per portarle avanti sono differenti, anche se non abbiamo notizie “fresche” sulla nostra azienda, ogni mese.
Possiamo sempre pensare di preparare dei comunicati “non autoreferenziali”, che analizzino dati che abbiamo raccolto grazie ai nostri utenti, dando la nostra opinione in qualità di esperti di settore. Una startup che opera nel turismo, ad esempio, potrà trattare argomenti che fanno parte della sua sfera, grazie a dati che ha raccolto, senza concentrarsi esclusivamente sul proprio prodotto.
Ricordiamoci sempre che dobbiamo preparare dei contenuti interessanti e rilevanti per l’utente finale e non dimentichiamo che quando parliamo del nostro progetto dobbiamo cercare di mostrare il nostro valore, senza “dirlo” ed “esaltarlo”. Parole come “leader di settore” e frasi come “Siamo il migliore tool” è meglio lasciarle perdere… Non dirlo, dimostralo. Porta dei numeri a supporto e se non li hai ancora non inventarli e non gonfiarli a dismisura, ma pensa a dei contenuti trasversali che possono comunque portare beneficio alla tua impresa (curiosità riguardo la nascita della tua startup; la tua storia imprenditoriale; contenuti non autoreferenziali; ecc).
E, un’ultima cosa, se i media non riprendono una tua comunicazione può significare che il tuo progetto, raccontato in quel modo, non è mediaticamente interessante. Fai più tentativi, sposta il focus principale, e fai diversi test (senza gonfiare i numeri, ma cambiando semplicemente approccio comunicativo).
In questo articolo abbiamo visto come progettare una strategia di Digital PR per il lancio di una startup.
Vuoi approfondire l’argomento? Leggi il libro “Strategie di Digital PR per Startup”
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Jessica Malfatto
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