Facebook nasconde i mi piace, quindi li mette in evidenza
/Dopo il test partito su Instagram, adesso tocca al social blu: è di poche ore fa la notizia secondo cui anche Facebook nasconde i mi piace e lo fa a partire dall’Australia.
Ogni like e reaction continueranno ad essere recepiti dal social network ma senza essere resi visibili agli utenti. Insomma, lato marketing, dati e informazioni continueranno ad essere al centro dell’attenzione del social più amato, ma l’intento è quello di consentire all’utente di distanziarsi da queste dinamiche, allentando l’ansia da prestazione social.
Secondo i vertici, viene meno un fattore capace di aumentare lo stress e la tensione degli utenti, ossia l’aspettativa legata al like o alla reazione di amici e conoscenti una volta pubblicato un post.
“Vogliamo che i follower si concentrino su ciò che condividete – scrive Facebook- non su quanti like incassate”.
Il test andrà avanti come quello avviato per Instagram e, proprio come accade sul social visual, se andrà in porto anche negli altri paesi mostrerà la dicitura “il post piace a tizio e ad altre persone”.
Il paragone, talvolta ingeneroso, tra un utente o influencer con molti like e uno con pochi consensi, ha condotto nel corso degli anni a un accumulo di stress e fattori capaci di generare ansia nell’utente, inducendo molta gente a cancellare l’account.
Facebook nasconde i mi piace, dunque, e lo fa rimarcando l’esigenza di tutelare la salute mentale degli utenti.
L’intento potrebbe essere anche quello di convincere gli utenti più restii a rimanere sul social network. Come a voler dire: “qui puoi esprimere le tue idee, nessuno ti giudicherà per questo”.
Tu continuerai a conteggiare i like, ma all’esterno nessuno lo saprà. E tanto basta a ridurre l’ansia.
E se il mancato conteggio di like e cuoricini su Facebook e Instagram anziché ridurre lo stress spostasse l’attenzione su altri elementi?
Se non posso visualizzare più i like di un brand o di un influencer, ad esempio, saranno molto più rilevanti di prima il numero di follower e i commenti.
Il risultato sul piano del social media marketing? Chi ha accumulato un elevato numero di follower, anche per mezzo di app terze a pagamento, continua a vivere di rendita e non sentirà neanche più l’esigenza di dover attirare like e commenti. Basterà il numero di follower a dare un’indicazione precisa della notorietà del brand e dell’identità di marca.
Dall’altro lato, solo gli account davvero coinvolgenti e con una nicchia precisa riceveranno commenti capaci di creare engagement, e dovrà essere proprio quello l’impegno dei piccoli brand: catturare l’attenzione degli utenti e indurli all’interazione.
Liberiamoci tutti dall’ossessione del “mi piace” ma anche dei numeretti o numeroni in generale: non è quello l’unico indicatore di una realtà aziendale.
I veri indicatori sono la capacità di ritagliarsi una nicchia, l’attitudine all’ascolto delle esigenze del cliente, la capacità di trasmettere valori e messaggi con foto, video e immagini.
Affranchiamoci dalla comune e dozzinale concezione che il numero di follower sia determinante. Creare affezione, lo è. Attirare le curiosità degli utenti, aumentare la percezione dell’importanza o rilevanza di un prodotto o servizio, lo è.
Minimizzare l’importanza dei like, a mio avviso, non fa che enfatizzarne la rilevanza. La necessità di doverli nascondere per ridurre lo stress degli utenti è ammirevole, ma dalle mie parti, l’esigenza di dover smontare e destrutturare un concetto o la convinzione che si è radicata attorno ad esso, non fa che aumentarne la portata.
E tu, cosa ne pensi? Credi che il test porterà alla rimozione totale dei “mi piace” anche su Facebook e che sarà terapeutico per gli utenti?
Alessandra Litrico
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