Piano di comunicazione: 6 competenze per attuarlo con il News Content Design
/L’architettura di un piano di comunicazione contempla il News Content Design. Sono tre parole chiave (e un unico hashtag #newscontentdesign) e ognuna di esse racchiude un ventaglio di operazioni e un modus operandi per lo storytelling: sia che si tratti di narrazione giornalistica e sia che si tratti della narrazione volta ai fini dell’informazione e della comunicazione di settore che sono a tutti gli effetti un progetto e che a monte prevede una pianificazione e programmazione delle attività da fare e da realizzare per raggiungere, al meglio, i pubblici e conseguire gli obiettivi prefissati. Tutto ciò si racchiude nella parola ‘DESIGN’ e nell’architettura del piano di comunicazione e delle rispettive informazioni e azioni correlate.
Ecco sei competenze per attuare il tuo piano di comunicazione con il news content design, partendo dall’idea fino alla progettazione:
1) CONCEPT E DESIGN
Ogni idea necessita di un disegno di progetto-azione. Progettare la realizzazione di un’idea significa mettere a sistema molti elementi: conoscenze (know-how) e competenze (skills) dei singoli con un cronoprogramma (planning) che abbia scadenze precise (timing) che delineano l’inizio e fine di una fase (step) del piano di realizzazione e/o di comunicazione di progetto che può essere un evento, come la presentazione di un libro, una conferenza stampa, una campagna di crowdfunding, l’annuncio dell’arrivo di un nuovo prodotto sul mercato, il lancio di un progetto editoriale o il suo restyling o il lavorare sulla creazione di un evento diffuso, internazionale come la creazione delle attività di comunicazione per l’isola di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022.
2) NEWSMAKING & NEWSMAKER
Il newsmaker è il giornalista multimediale, ovvero capace di produrre contenuti di natura giornalistica in vari formati (testo, immagini, audio, video) per la collocazione e distribuzione sulle diverse piattaforme. Un tempo si parlava di crossmedialità, ovvero, lo stesso contenuto distribuito su piattaforme diverse. Oggi, ogni piattaforma, ai fini di una buona comunicazione, esige che la notizia, per essere trasferita ai pubblici, venga raccontata in diversi formati, a seconda di quelli previsti dalle stesse piattaforme come quelle dei social network e si parla di transmedialità. Il newsmaker è colui che crea e fa anche la notizia, e non si limita solo a raccontarla ma l’accende quando deve fare comunicazione, ad esempio, in strategie di digital pr, o di media relations. Questa seconda accezione del termine, all’atto pratico, ricorda le attività di press agent, in stile anglosassone.
Il newsmaking è la produzione di notizie che deve affrontare i canali dell’informazione attraverso nuovi modelli e format tra content marketing e transmediastorytelling e, non in ultimo, anche la comunicazione pubblicitaria con l’advertising.
3) MULTIMEDIA CONTENT PRODUCTION & MOBILE CONTENT CREATION
La produzione di contenuti riflette la visione e la missione del progetto e si tratta di una fase decisamente operativa con le ‘mani in pasta’ tra software e device. Per software s’intendono i programmi professionali che permettono l’elaborazione dell’immagine grezza sia si tratti di foto che di video o di un file audio. Per device s’intende l’apparecchiatura per realizzare le immagini sia esse foto o audiovisive, ovvero suono+video, come reflex e mirrorless, videocamere, action cam, droni. Non in ultimo, gli smartphone e iPhone (tablet e iPad) presenti sul mercato, preferibilmente top di gamma in quanto possessori di un hardware maggiormente performante, che costituiscono una multimedia pocket consolle, che permette di creare e rielaborare il girato senza spostarlo dall’ambiente dello smartphone all’ambiente del computer.
La MOJOCOM (Mobile Journalism Communication) e la MOCO (MOBILE CONTENT CREATION) sono attività di produzione contenuti dentro l’ambiente dello smartphone o di un iPhone e di un iPad o di un tablet che permettono, grazie ad una connessione alla rete, di lavorare in mobilità, ovvero non ad una postazione fissa. Conoscenza dei software e delle app native per la produzione multimediale e competenze in post produzione per photo/video editing permettono di realizzare la multimedia content production. Nell’era della società liquida, fluida e digitale viene incontro la tecnologia che regala una vera e propria redazione tascabile con lo smartphone, mettendoci in condizione di lavorare in ogni luogo, con le versioni app dei sotware, in pieno stile da ‘smart worker’ e da ‘nomade digitale’. La maggior parte dei contenuti o post produzione, si può realizzare con uno smartphone e per le produzioni più cinematografiche vengono incontro le app di registrazione video, montaggio e photo editing professionale, nonché quelle per realizzare podcast.
4) JOURNALISM E BRAND PURPOSE
Tra le attività per la promozione di un progetto vi è quella del brand journalism che non è quella del press officer. Il brand journalist si occupa di valorizzare il capitale narrativo dell’azienda per la quale lavora, creando valore per gli stakeholders pensando come un giornalista, ovvero applicando le tecniche giornalistiche al brand storytelling e trasferendo il perché e la missione aziendale (brand purpose) che si basa su principi etici e di corporate social responsbaility mentre il secondo si occupa di gestire e veicolare il flusso di informazioni relative ad una azienda, una istituzione, una pubblica amministrazione, un prodotto e/o servizio e/o evento/progetto verso i mass media.
5) MEDIA RELATIONS, DIGITAL PR E SOCIAL MEDIA MARKETING & MANAGEMENT
Le attività di press office(r) (ufficio stampa) e di (digital) pr (pubbliche relazioni on e off line line) sono il ponte di comunicazione tra l’organizzazione del progetto e i vari attori interessati all’operazione ai quali è destinata l’attività. L’ufficio stampa si occuperà di creare tutti i contenuti informativi dalla nota stampa ai materiali audiovisivi che andranno a comporre la cartella stampa indirizzata ai giornalisti, blogger ed influencer. Il digital PR specialist, invece, si preoccuperà di interagire con blogger, opinion leader, community manager e tutte quelle figure in grado di influenzare l’utenza e i prosumer.
Il social media marketer o più comunemente social media manager e social media editor (quest’ultimo per i siti d’informazione e le testate giornalistiche) si occupa di creare, gestire e pubblicizzare i contenuti aziendali sui social network.
6) EMPATIA DIGITALE & DESIGN THINKING
Quanto illustrato, per punti, non può che essere collegato da una capacità di osservazione e ascolto della realtà e delle esigenze degli attori, player, pubblici e stakeholders, economici, istituzionali e sociali che animano, vivono la dimensione della comunicazione e della narrazione transmediale. In una società moderna, tecnologica e contemporanea, questa attenzione verso i mercati e i prosumer non può che essere digitale e tesa al dialogo attivo di interscambio sulle piattaforme di social network dove i player possono fare la differenza con il social care attento e misurato, declinato per esigenze, verso la loro community ma anche con una narrazione innovativa per gli intenti e il loro brand purpose.
Per affrontare il piano progettuale occorre predisporsi ad un ascolto attivo sulla ricezione degli stimoli e delle domande latenti del mercato e avere un approccio creativo alla creazione del piano di comunicazione e di attuazione del progetto che si vuole realizzare e degli obiettivi che si vogliono conseguire. Per questo motivo, l’empatia digitale (ascolto verso il prossimo e connessione di contatto con gli altri) e il design thinking (pensiero cognitivo, creativo e strategico) sostengono il mindset (anche digitale) per la creazione della struttura attuativa e narrativa di un prodotto, di un servizio o di un evento.
Francesca Ferrara
Vincitrice di premi giornalistici, collabora con diverse realtà editoriali tra cui News48 del Constructive Network per il solution journalism.
Head of communications per eventi e festival, è anche fondatrice di Sentieri Digitali, GGDCampania, XmasCampRoma e BacklinkCamp.
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