Il segreto della comunicazione etica
/È difficile dire quali sono le principali caratteristiche o, addirittura, svelare il segreto della comunicazione etica. Oggi ho deciso di provarci.
In questo ambizioso tentativo, faccio appello a una grande esperta di comunicazione etica: Mariagrazia Villa, che ha provato a rispondere (egregiamente) in un libro dal titolo “Il giornalista digitale è uno stinco di santo”, uno dei Web Book che più ho amato e che consiglio a tutti coloro che svolgono questo mestiere o, più in generale, orbitano nella vasta galassia della comunicazione online.
In realtà, tutti i comunicatori sono stinchi di santo se utilizzano la rete, ossia una miniera etica ricca di oro da cui attingere informazioni e trasformarle in notizie o contenuti.
Facciamo un piccolo passo indietro per comprendere bene un concetto e rispondere a questa domanda: quando è che si comunica in maniera corretta?
Quando siamo liberi di esprimere la nostra anima in accordo con le veridicità delle informazioni che vogliamo diffondere.
Non è il mezzo a incidere sulla eticità delle informazioni, è il modo, l’approccio.
Questo mestiere, quello del giornalismo, ha una storia radicata e continua ad essere importantissimo: fare il giornalista digitale era possibile ieri, lo è oggi e lo sarà in futuro, a patto – per l’appunto- di comunicare in modo davvero etico.
Un concetto, su tutti, mi affascina e mi incuriosisce e, peraltro, Mariagrazia torna molte volte sul tema: l’etica necessita di allenamento e, come in ogni buon allenamento occorrono costanza, perseveranza e grande dedizione.
I grandi sportivi, i campioni, lo sanno benissimo: per raggiungere risultati di livello è necessario impiegare grandi energie investite in allenamenti costanti e rigorosi.
Per essere etici online, bisogna esserlo offline.
L’obiettivo non è ritagliarci una duplice immagine dentro e fuori dal web, ma far si che ciò che diciamo e facciamo fuori sia coerente con quello che scriviamo e divulghiamo online.
Come possiamo allenarci, dunque?
Ad esempio, potremmo porci un obiettivo etico in relazione a una nostra abitudine. C’è una cosa che ci costa un po’ fatica?
Lanciamo una sfida a noi stessi: cerchiamo di farla al meglio ed entro un limite temporale. Poi, se riusciamo a farla, proviamo a segnare i nostri progressi su un’agenda o una scheda (come quella che usiamo in palestra!).
Perché è necessario allenarsi?
Perché l’etica è più figlia dell’esperienza che della conoscenza.
Bisogna evitare di essere etici solo a principi, parole e idee: bisogna permeare la vita di azioni e intenti etici, a patto di crederci davvero, altrimenti risulterebbe un mero esercizio stilistico privo di consistenza.
Bisognerebbe sganciarsi dall’esigenza di rincorrere il “real time”: l’ossessione di arrivare primi nel dare una certa notizia, potrebbe agire a discapito di una corretta ed etica informazione.
Il giusto equilibrio tra tempismo e verifica delle fonti, è sicuramente meritevole di attenzione molto più di una notizia che non si basa su delle fonti verificate, quindi o una fake news o una “notizia spazzatura”.
Non ha senso rincorrere il tempo se poi non si condividono notizie vere e fondate, riconducibili a fatti esistenti e accertati.
Abraham Abe Rosenthal disse: “Il nostro ruolo è far si che altri non abusino del potere”. Nel fare questa affermazione, si rivolgeva prima di tutto e in particolar modo proprio alla categoria dei giornalisti e in generale a chi lavora nella comunicazione.
Le parole sono armi potenti e spesso spostano l’opinione pubblica, ciò è particolarmente evidente anche nell’ambito della comunicazione politica, dove leader dei partiti e influencer parlano alle masse con tweet e post sui social.
Nel raggiungere questo intento o nel tendervi, io credo, che il massimo livello della comunicazione etica possa dirsi raggiunto: riconoscere un grande potere, quello delle parole, e non usarlo mai per un tornaconto personale o per danneggiare l’altro.
E tu, cosa ne pensi?
Quand’è che, secondo te, la comunicazione è davvero etica? Lascia un commento e guarda l’intervista che abbiamo fatto a Mariagrazia Villa per scoprire come essere giornalisti digitali etici, con uno sguardo all’enogastronomia, in questa fase, particolarmente meritevole di attenzione nell’ottica di un rilancio del settore.
Alessandra Litrico
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